VI
UN EPISODIO DEI FIORETTI
I due anni di vita nel convento di Mesoraca trascorsero presto e, al loro
termine, fra Umile venne inviato in quello di S. Lorenzo del Vallo. I suoi
superiori avevano ormai compreso che il fraticello non era affascinato dal
demonio e avevano avuto modo, anzi, di apprezzare l'abbondanza della virtù
nel suo animo. Decisero, quindi, che per meglio custodire questo dono, fra
Umile continuasse a vivere nel silenzio e nella solitudine.
Accade però, un giorno, che i confratelli di Bisignano, il Vescovo di quella
Diocesi e i suoi concittadini, iniziarono a chiedere una visita del loro
beniamino e ad aspettarlo ansiosamente. Il Padre guardiano di S. Lorenzo
decise allora di concedergli il permesso di recarsi nella sua città natale,
ma per provare ancora una volta la sua disposizione d'animo all'obbedienza,
gli impose di compiere uno -strano gesto. Fra Umile doveva girare
per le vie della sua città, senza l'abito francescano, a torso nudo e con il
collo una corda, gridando a gran voce che era un pessimo cristiano ed un
indegno religioso. Dopo aver descritto le condizioni di questo atteggiamento
e aver verificato la docilità di fra Umile, il Padre guardiano non aggiunse
che la sua richiesta era già soddisfatta e che non era necessario che egli
la compisse realmente. Così fra Umile si recò a Bisignano custodendo nel
cuore quel comando.
La mattina seguente il suo arrivo, senza annunciare a nessuno ciò che stava
per fare, si preparò come il guardiano gli aveva detto e sereno iniziò a
camminare per le strade gridando a squarciagola i' suoi peccati. Attorno il
frate tanto atteso si radunò molta gente che giudicava in modi diversi quel
gesto: chi lo credeva impazzito; chi ammirava sulle sue spalle i segni delle
penitenze; chi attribuiva proprio alle troppe sofferenze la pazzia
improvvisa. Ma fra Umile non si curava del vocio attorno a lui e in cuor
suo si sentiva di essere diventato stolto per la "follia della Croce".