VIII
IN SICILIA
Era nei disegni di Dio che lo splendore della santità di fra Umile non
dovesse illuminare solo la Calabria o restare chiuso solo nei limiti della
sua provincia religiosa, ma che anzi venisse conosciuto e ammirato ovunque.
Fra Umile, pellegrino di convento in convento a causa delle folle che in
ogni luogo lo disturbavano, aveva già attraversato tutta la regione e aveva
affascinato molti suoi confratelli: questi, poi, predicando in tutta Italia
avevano parlato anche della sua umiltà. Così il suo nome aveva già raggiunto
il Ministro generale dell'Ordine dei frati minori, P. Benigno da Genova.
Questi nel 1620 intraprese la visita alle provincie di Calabria e di Sicilia
e. decise di sfruttare l'occasione per conoscere di persona quel frate di
cui tanti gli avevano raccontato.
Appena sistemato nel convento di S. Marco, dove si sarebbe svolto il
capitolo provinciale, lo mandò a chiamare e lo convocò per un colloquio
privato. Durante quell'incontro si discusse di molti argomenti, alcuni dei
quali erano particolarmente acuti e cavillosi. Le obiezioni del generale
avrebbero dovuto scontrarsi con la semplicità della cultura dì fra Umile,
che non aveva studiato e che solo con l'aiuto della Vergine aveva superato
l'esame di ammissione all'Ordine. Egli era quasi analfabeta, aveva
pascolato il gregge della famiglia e non conosceva la teologia, ma durante
le estasi e le preghiere aveva ricevuto l'insegnamento dì Dio stesso così da
saperne più dei teologi più insigni. Parlò con il generale di ogni cosa
senza timore, discernendo sempre l'atteggiamento più fedele alla dottrina
della Chiesa e traendo consigli e decisioni piene di saggezza. Le sue
risposte erano così profonde e precise da destare tutta l'ammirazione di
quell'alto prelato che, sinceramente commosso, esclamò: "Da dodici anni ho
l'impegno di guidare il nostro Ordine e non avevo ancora in contatto un
frate paragonabile a fra Umile!".
Decise, perciò, di non lasciarlo ritornare in convento perché era più
necessario che visitasse con lui la Calabria e la Sicilia. IIA loro viaggio
fu una continua meraviglia: le estasi di fra Umile si succedevano
incessantemente, ma terminavano quando il generale anche solo interiormente
desiderava riprendere il cammino. Anche i miracoli erano frequenti: per
tutto il viaggio fra Umile non si fece mai male ai piedi né con i sassi né
con le spine; né mai finì nel fango. Persino l'acqua lo rispettava non
bagnandolo nemmeno quando cadevano piogge scroscianti: i fiumi si fermavano
o si aprivano al suo passaggio per lasciare libera e asciutta la strada per
l'altra sponda.
Questi prodigi e la santità della sua vita quotidiana resero quella visita
canonica molto fruttuosa. Il generale rimase completamente innamorato di
quell'uomo e i frati che lo incontrarono in Calabria e in Sicilia, il solo
vederlo, si sentirono chiamati a migliorare la propria vita.
Alcuni, confrontandosi con lui, si pentirono dei propri peccati iniziando a
fare penitenza, altri si legarono a lui con grande affetto fino a baciare
la terra che calpestava. Qualcuno osò,
poi, tagliuzzare il suo abito per averne una reliquia, gesto, questo,
sicuramente mal sopportato da fra Umile.
In ogni luogo in cui visse la propria vocazione ebbe intorno a sé frati che
mettevano a dura prova la sua pazienza con la calunnia e l'invidia
(come quelli che lo calunniarono presso i
superiori), e altri con cui, invece, nascevano profonde ed intense amicizie.
Alcuni di questi religiosi furono membri insigni dell'Ordine e vennero
chiamati a dare la loro testimonianza sulla vita di fra Umile, dimostrando
la familiarità e la reciprocità di queste amicizie.