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RIENTRO IN CALABRIA
Le malattie di fra Umile andarono molto peggiorando nel periodo in cui visse
a Roma, tanto che i suoi Superiori, dopo aver provato a curarlo, decisero di
rimandarlo nella sua Provincia, sperando che l'aria tersa della Calabria
servisse almeno a farlo vivere in migliori condizioni.
Salutò non senza lacrime-la
comunità di S. Francesco a Ripa, che tanto lo aveva amato e a cui lui aveva
dato sempre un brillante esempio, e si mise in viaggio. Quando giunse a
Napoli ricevette l'ordine di fermarsi in quella città e, forse a causa
dell'aggravarsi delle malattie, vi sostò per ben due anni. Ripreso il
viaggio alla volta della Calabria, esso divenne l'occasione per un tripudio
di feste inforno il povero fraticello. Molta gente informata del suo
passaggio lo attendeva ai bivi delle strade, lo accompagnava per qualche
tratto, e al suo passaggio s'inginocchiava davanti a lui, cercava di
baciargli la mano o la terra da lui calpestata.
Alcuni di questi fedeli in un eccesso di devozione arrivarono anche a
ritagliargli la tonaca che miracolosamente ricresceva nella stessa
dimensione del buco. Fra tutti i gesti di affetto questo era certamente il
più molesto per il frate che, nell'entusiasmo, si sforzava di mantenersi
modesto.
Si racconta che una tempesta in mare, nel golfo di
Pollastro, stava mettendo a rischio la vita del frate e di tutti quelli che
erano imbarcati con lui, ma l'aiuto del Signore bastò perché le acque si
calmassero. Quella nave arrivò, finalmente al porto di Scalea dove per fra
Umile era stato preparato mi nuovo bagno di folla. Fra la gente che
attendeva sul molo c'erano anche il Principe di
Scalea e la sua corte, nonché il Vescovo di quella Diocesi.
I primi passi di fra Umile in terra calabra vennero salutati da an festoso
scampanio, da spari di ogni tipo e da musiche festose. Fa necessario
arginare con un gruppetto di soldati la gioia della gente, che avrebbe
soffocato il frate se quelli non lo avessero protetto.
Le stesse scene di festa si ripeterono anche a Paola due giorni dopo, mentre
a Bisignano si preparava l'accoglienza più solenne e, realmente, l'ingresso
nella città natale fu trionfale. Finalmente il nostro umile frate, nel 1632,
riuscì a ritornare fra i suoi: egli che era stato fra i principi del
mondo e della Chiesa aveva custodito il desiderio di rivedere i suoi
confratelli e la sua gente.